La band californiana punta di diamante della cosiddetta Summer of Love edita Grateful Dead, album dal vivo omonimo ma comunemente chiamato Skull and Roses (“teschio e rose”) dal disegno raffigurato sulla copertina e pubblicato come doppio LP.
I Grateful Dead erano il gruppo di maggior richiamo della San Francisco Bay Area forti anche dello straordinario livello tecnico di tutti i membri del gruppo. Il loro stile combinava elementi di diversi sottogeneri del rock con blues, jazz, bluegrass, country, il tutto rielaborato ispirandosi all’esperienza dell’LSD
Il doppio Grateful Dead, originariamente intitolato “Skull Fuck” ma titolo poi censurato dalla casa discografica è stato registrato all’Avalon Ballroom di Polk Gulch e al Fillmore West di San Francisco (noto locale di Bill Graham, loro manager), rispettivamente il 26 gennaio e il 27 febbraio 1969
La band, ricordata per le leggendarie e interminabili performance dal vivo e per le lunghe jam session, non aveva ancora mai inciso un album live.
E’ invece nella dimensione live che la band dà il meglio di se; “ L’atmosfera e` elettrica ed esaltata, i brani sono sterminati calderoni di incubi; il clima notturno sollecita le vibrazioni piu` turpi e piu` soffici; ogni brano e` una progressione che potrebbe continuare all’infinito, un serpente di cellule sonore che divampano a intermittenza, un coitus interruptus replicato senza posa.” (P. Scaruffi)
Tutte le composizioni sono inedite, solo un brano viene ripreso dagli album precedenti, “Saint Stephen”, tratto da Aoxomoxoa, mentre “Dark Star”, la quintessenza luminosa del buio per lancinanti progressioni armoniche guidate dalla solista, essenziale e penetrante che con i suoi 23 minuti occupa tutta la prima facciata del disco, era già stata pubblicata come singolo nel 1968: è riconosciuta simbolo di tutta una stagione musicale.
Jerry Garcia – chitarra, voce
Phil Lesh – basso, voce
Bob Weir – chitarra, voce
Mickey Hart – percussioni
Bil Kreutzmann – percussioni
Tom Constanten (T.C.) – tastiere
Pigpen – voce, organo in Death Don’t Have No Mercy
Richard Milella per Ernyaldisko