La storia della musica è intrisa da sempre di leggende e storie vere che si intrecciano tra loro e spesso non si riesce a distinguere dove inizino le une e finiscano le altre, del resto le canzoni si prestano moltissimo ad enfatizzare vicende avvenute realmente, romanzandole, ed aggiungendo particolari seducenti, che arricchiscono la trama e mitizzano i protagonisti.
Così capita di imbattersi in una canzone molto bella e nota del grande Fabrizio De Andrè, Geordie, tratta da una antica ballata britannica e scoprire che proprio a Genova, la sua città, accadde un fatto che ha molte similitudini con la storia cantata da Faber. Il protagonista della canzone di De André è un ragazzo, neppure ventenne, che reo di aver rubato sei cervi nel giardino del re, sarà impiccato con una corda d’oro. Chi parla è la fidanzata del giovane che implora pietà per l’amato.
Ebbene, una storia (vera) ci racconta che nel 1576 il giovane sottufficiale Mario Calabrese, imbarcato sulle navi dell’allora Repubblica di Genova, fu accusato di aver rubato la “Gran Spada d’Onore”, donata dal papa Paolo III ad Andrea Doria, spada conservata nella chiesa di San Matteo nell’omonima piazzetta genovese. La spada aveva il pomo d’oro massiccio, così come d’oro era la cintura che sosteneva il fodero, lo stemma pontificio inciso sulla stessa era tempestato di pietre preziose. Il giovane, narrano le cronache, non rivelò dove si trovasse la spada e fu impiccato con una corda d’oro in piazza San Matteo. La spada venne ritrovata qualche tempo dopo in una fognatura presso Ponte Calvi. Alla sua morte, Andrea Doria, fu sepolto nella chiesa di San Matteo ed accanto alla sua tomba fu posta la spada, che, però venne rubata nuovamente.
Chissà se Fabrizio conosceva questa storia e vi si ispirò quando scrisse Geordie?